LOST IN TRANSLATION…..MX!!! 2014 #17

Scritto venerdì 3 Ottobre 2014 alle 14:29.

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Lost in translation….MX!!!

Articolo by Luca Serafini

Ecco una delle ultime….(credo per un discorso gare)…delle chicche della rubrica più bella degli ultimi tempi, tante cose belle da leggere tutte d’un fiato!!!

Buona lettura!!!

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http://forum.mxbars.net/viewtopic.php?f=18&t=69685

Questa puntata è dedicata tutta al MXdN. Come è andata lo sapete tutti, ho cercato di scavare per trovare qualche commento che magari è sfuggito ai più. E, come dopo ogni derby che si rispetti, magari sono poco obiettivi, ma sono sempre… chiacchiere da Bars!

Solito ritornello: “Le piste sono diverse”

Jeremy Martin: “La pista era scavata, una delle più bucate su cui abbia mai corso e ho preso un bel colpo! L’infortunio al piede non è una scusante; ho imparato molto e, spesso, s’impara di più quando perdi di quando vinci!”.

Eli Tomac: “Non so cosa sia successo nella prima manche. Ero irrigidito e alla fine ho avuto crampi alle braccia. Pensavo fosse colpa del tipo di terreno. Per la seconda gara ho sostituito le forcelle con un vecchio paio che usavo nel National. E il cambiamento è stato come dal giorno alla notte. Avrei dovuto usarle per l’intero weekend! Vorrei che ci fossero dei terreni così anche in America. Abbiamo bisogno anche di un po’ di piste sabbiose. Le nostre sono tutte uguali. Qui hanno anche una diversa procedura di partenza. C’è più spazio dietro al cancello e i piloti cercano di fare una partenza lanciata. In America questo non è possibile, lo spazio concesso dietro al cancelletto è ridotto e siamo costretti a ridosso del gate. Non avevo esperienza con questo metodo e se parti in mezzo al gruppo, è facile essere coinvolto in una caduta”.

Ryan Dungey: “Congratulazioni ai francesi e ai belgi che hanno guidato veramente molto bene oggi. Non ho intenzione di ascoltare chi ha cose negative da dire. Ognuno è libero di avere la sua opinione, ma io non sono obbligato ad ascoltarli”.

 

1, 2 e 3: “Filotto”

Per quanto riguarda gli USA, una sconfitta è un passo falso, due un evento, tre comincia a essere un trend. Hanno eguagliato la serie di digiuni più lunga durante le loro partecipazioni al MXdN.

Dopo Roczen nel 2012, è il secondo anno che sul podio dei vincitori non c’è nessun pilota proveniente dal campionato AMA.

Rimanendo in tema statistiche e cabala… nel 2012 l’ha vinto la Germania che lo avrebbe ospitato l’anno dopo.

Nel 2014 l’ha vinto la Francia che l’ospiterà l’anno sucessivo.

Nel 2015…

 

Vuillemin: “Mi rimangio tutto!”

David Vuillemin è stato uno dei più critici nei confronti della selezione francese e dell’esclusione di Musquin, Tixier e Pourcel. Ma durante la gara ha twittato: “Dopo due giri è già finita… incidete il nome Francia sul trofeo! Hahaha!”.

Quindi si è messo a sparare sulla Crocerossa: “Non mi piacciono i team che mandano piloti esordienti a gareggiare in una competizione come il MXdN. Nei

primi due anni di partecipazione al MXdN, Inghilterra 1998 e Brasile 1999, neppure il grande Carmichael ha fatto molto bene. C’è così tanta pressione sul team americano, ogni anno, che hai bisogno di veterani gladiatori che hanno già combattuto le loro guerre. Ryan Villopoto non ha partecipato alle ultime 3 edizioni e il team Usa non ha vinto. Chiunqua sia “Captain America”, in questo caso Dungey, deve vincere la sua classe. Dungey è un po’ che non vince. Nelle ultime tre edizioni ha fatto 7-9, 6-7 e 2-11, quando, per vincere il trofeo, avrebbe dovuto dominare almeno tre manche e finire nella top 3 tutte le altre volte.

La valutazione finale è che è stato il pilota della 450 a deludere. L’11° posto di Martin con un piede rotto, anche paragonato al 9° di Ferrandis, sarebbe stato sufficiente per vincere se Dungey e Tomac avessero battuto Paulin e Frossard…

Fatemi però, per un momento, fare l’avvocato del diavolo. La stagione degli americani è stata lunghissima, è cominciata nel primo weekend di gennaio. Il National è finito da un mese e i piloti hanno cominciato i test per il Sx. Hanno avuto solo 45 minuti di prove per imparare la pista e trovare il set-up della moto, mentre i piloti europei hanno corso lì fin dal 2009”.

 

Fine di un dominio 1: “Ma era reale?”

Swizcorner: “Nei due anni precedenti, le sconfitte hanno avuto chiari motivi dei quali mi sono fatto una ragione. Ma quest’anno la pista non sembrava così strana da creare difficoltà ai nostri ragazzi e, con un team che comprendeva un veterano del MXdN, un pilota nel pieno della forma come Tomac e il nostro campione della MX2 sulla moto più veloce della categoria, lo ammetto, consideravo la vittoria scontata”.

Gli risponde jamma10 sul blog: “A eccezione del 2007 e forse del 2010, molte delle vittorie negli anni recenti sono avvenute con margini più piccoli di quanto la gente sembra rendersi conto. Mentre ogni vittoria è apparsa come un trionfo, sono stati sottovalutati i piccoli episodi che le hanno favorite.

Nel 2006 Strijbos ha avuto la ruota bloccata dalla rete, passando da 3° a 33°, altrimenti avrebbe vinto il Belgio.

Nel 2008 Boissiere ha forato mentre era 3°, altrimenti avrebbe vinto la Francia.

Nel 2009 la Francia era in testa fino all’ultima manche, sarebbero bastati due risultati nella top ten. Ma Paulin, vincitore della manche precedente, è stato investito da un altro pilota e si è ritirato con un infortunio alla schiena.

Nel 2011 era ancora la Francia in testa e nell’ultima manche Pourcel aveva passato Dungey per il 2° posto con Paulin che era 8°… poi è uscita la mousse dalla ruota di Pourcel”.

 

Fine di un dominio 2: “Il parere di DeCoster”

Roger DeCoster: “Nei nostri anni migliori abbiamo vinto molto facilmente. I nostri piloti erano palesemente superiori. Ma ora il livello si è pareggiato e anche le moto si equivalgono. È diventata dura. Dobbiamo educare i nostri

tifosi: ‘Hey, questi ragazzi sono bravi e il risultato non è scontato’.

C’erano anni in cui, credo a causa del supercross, la nostra tecnica di guida si è evoluta più velocemente degli altri paesi e ne abbiamo tratto beneficio. Ma ora loro hanno avuto il tempo di recuperare.

Loro guidano solo su piste outdoor. La tecnica e il set-up dei nostri piloti, invece, è influenzata dal supercross. Quando passiamo alle gare all’aperto, ovviamente cambiamo, ma non del tutto, perché i piloti hanno sviluppato una certa tecnica di guida a cui sono abituati e non si trovano a loro agio con un setting estremamente diverso, come per esempio, uno calibrato per una pista come questa del MXdN.”

 

Reed: “Un team, una famiglia”

Ellie Reed: “Questo qui (Chad) sta tentando di convincermi a un viaggio di famiglia il prossimo anno in Francia, così può correre di nuovo nel MXdN. Concentriamoci piuttosto a tornare negli Usa e vincere! Non è questo quello che ho in mente quando penso a giocare nella sabbia con la famiglia”.

Chad Reed: “Il motivo principale per cui noi piloti basati negli Usa facciamo fatica è che le nostre piste sono molto diverse. Questi piloti guidano in modo molto differente da noi e, a dire il vero, a me piace guidare così; ma ovviamente sono con una moto sviluppata in Usa, che si comporta in un certo modo, è settata per comportarsi diversamente. Sono 13-14 anni che guido una moto preparata così, quindi ora il mio confort lo trovo con questo tipo di assetto. La differenza maggiore è che in Usa guidiamo nel Supercross, dove siamo molto aggressivi nell’entrata in curva, poi facciamo una specie di svolta a U e ripartiamo. Qui hanno più tecnica perché guidano nella sabbia. Quindi in curva aprono di più le linee. Entrano larghi, fanno un bell’arco e hanno un’elevata velocità di percorrenza”.

Hai provato le Öhlins nel weekend.

“Stiamo testando questa opzione. Showa è stata grande con noi e non escludiamo neppure quella scelta. Come team owner, devo talvolta prendere delle decisioni diverse da quello che vorrebbe l’istinto. Non posso sempre staccare assegni. Non siamo un team ufficiale e non abbiamo quel filo diretto con i giapponesi. Se viene sviluppato qualcosa di nuovo, non siamo i primi ad averlo. Penso che con Öhlins potremmo avere un ottimo prodotto. Mi sono trovato molto bene questo weekend, forse l’assetto migliore che ho avuto per l’outdoor”.

 

Ufficiale o privato: “Son rose e spine”

Ufficiale. Matt Moss ha lottato contro la sua moto per tutto il weekend. È sempre dura quando sali su un aereo e ti danno una moto ufficiale. Le moto ufficiali sono costruite su misura attorno a un singolo pilota. Venire qui e salire sulla moto di Desalle gli ha creato problemi fin dai primi giri.

Privato. Shaun Simpson ha avuto due inconvenienti meccanici. Il tappo (di

serie) dell’olio che è saltato e la catena che si è rotta. I piloti privati lavorano duro e non hanno le componenti migliori e, spesso, neppure lo stile di vita migliore: “Qualche volta penso che dovrei essere fuori ad allenarmi e invece sto lavando la moto d’allenamento!”.

Jeremy e Alex: “Fratelli unici”

Che confusione con lo speciale status del Porto Rico al MXdN. Qualunque pilota con passaporto americano può correre per il Porto Rico, essendo lo stato parte del Commonwealth degli Stati Uniti. Alex Martin era nel team, assieme a Ben LaMay (dall’Alaska, quanto c’è di più distante da Porto Rico) assieme all’unico, genuino, portoricano, Ulises Velasco. Non si vedono spesso due fratelli partecipare alla stessa competizione sotto le bandiere di due diverse nazioni!

 

Maledetto tear-off: “Stava andando così tutto bene…”

Per gran parte del weekend, la scelta di Tony Cairoli di partecipare nella classe MX2 è sembrata azzeccata. Velocità, confidenza e divertimento erano evidenti. Cairoli è potenzialmente capace di battere chiunque, non importa con quale moto. E i suoi compagni di squadra sono più adatti a guidare un 450.

Cairoli: “Mi sentivo alla grande, per niente affaticato, stavo tirando ed ero ormai vicino a Nagl. Mi ha sparato della terra addosso approcciando la rampa del table-top prima delle waves. Non ho tolto un tear-off e non avevo una visione molto chiara. Sono entrato nei canali e ho urtato una sponda con il piede che è volato via dalla pedana. Stavo quasi ‘salvandola’ ma sono arrivato alla wave successiva e sono volato via.

Nella seconda manche volevo scattare il più velocemente possibile. Avevo due 450 a destra e a sinistra e volevo anticiparli per poterli chiudere. Con il ginocchio dolorante dovevo riuscire ad andarmene subito davanti. Ma ne è venuta fuori una partenza pessima ed ero ultimo.

Mi sono trovato meglio che sul mio 350, perché riesco a fare cose diverse. Mi sentivo alla grande, senza tutta la pressione che talvolta c’è nei GP. È stata un’esperienza figa e positiva.

Per il prossimo anno abbiamo un 350 tutto nuovo, spero che il ginocchio nelle prossime settimane non vada troppo male così potrò fare i test sulla moto per la prossima stagione. Abbiamo fatto grandi miglioramenti e sono convinto che mi divertirò ancora di più su questo 350”.

 

Gautier Paulin: “Sabbia o duro, sempre mx è”

Paulin: “Oggi la pista era sabbiosa, ma anche se fosse stata dura, sarebbe stato uguale. Abbiamo meritato la vittoria. Certo, siamo francesi e molti pensano che la sabbia non sia il nostro terreno preferito. Ma noi siamo piloti professionisti. Il nostro lavoro è di passare del tempo ad allenarci su ogni tipo di fondo. Assolutamente non è un problema correre sulla sabbia o sul duro.

Spero vivamente di poter essere nel team francese anche il prossimo anno. A

Ernée sarà fantastico portare la tabella n. 1”.

Assenze 1: “Per chi l’ha visto e per chi non c’era…”

Ken Roczen, vincitore della classe MX2 negli ultimi 4 anni del MXdN, quest’anno non c’era, con grande dispiacere dei suoi fans europei, specialmente tedeschi. Sta cambiando team proprio ora, ma non è questa la ragione per cui non è venuto. Piuttosto, Roczen è negli USA con un visto a termine e ne sta richiedendo il prolungamento. Lasciare il paese senza un visto valido per il rientro è un grosso rischio, come testimoniano i casi di Dean Wilson, che una volta non è potuto rientrare in Usa dal Canada dopo la tappa di Toronto del Sx, o di MacKenzie Tricker, che ha avuto difficoltà a rientrare dall’Australia. Negli USA con i permessi di soggiorno non si scherza! E d’altronde, di questi tempi, neppure in certi altri paesi europei (vedi il caso di Bobryshev per il GP di Gran Bretagna).

 

Assenze 2: “Paga babbo!”

Il team Australia è risultato decimato prima ancora di partire. Se Dean Ferris si è rotto una gamba, il motivo della rinuncia di Brett Metcalfe è rimasto per un po’ oscuro, poi si è saputa la verità: il forte pilota australiano non ha trovato nessun supporto per la sua partecipazione e si sarebbe dovuto pagare tutto da solo!

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Ci vediamo al prossimo appuntamento con altre chicche sfuggite………..!!! :-D

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