“AMMERICANI” IN EUROPA & “EUROPEI” IN AMERICA

Scritto mercoledì 27 Aprile 2016 alle 09:06.

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“AMMERICANI” IN EUROPA & “EUROPEI” IN AMERICA

Articolo by Riccardo Rosa Salva

Stanno girando tante, troppe voci sui piloti AMA e EUR, queste voci sono possibili passaggi di Campionati, ne erano arrivate di Paulin per il Supercross, poi Barcia nel Mondiale, poi Reed e Webb per apparizioni a singole gare, come per Herlings a Southwick, tutto questo potrebbe essere vero come falso o essere usato per avere più visibilità dai piloti che non trovano spazio a casa di infortuni o prestazioni sotto le aspettative!

Ultimamente stanno girando su Justin Barcia che potrebbe venire a correre in MXGP nel 2017, lui stesso ha usato un hashtag per incuriosire, anzi, ne ha usati due, uno #mxgp e uno #? cosa che se leggiamo qui:

JUSTIN BARCIA RINNOVA FINO AL 2018!

https://www.mxbars.net/2015/08/25/justin-barcia-rinnova-fino-al-2018/

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Quindi ci siamo chiesti quale altro pilota AMA potrebbe venire qui in Europa ed avere successo?

Credo che Barcia farebbe bene, potrebbe vincere qualche gara e forse qualche GP. Cooper Webb è un altro che credo si saprebbe gestire al meglio, come saprebbe fare anche Jeremy Martin. Questi ragazzi sono la nuova generazione del motocross americano e sembrano tutti degli spiriti liberi.

Proprio come hanno fatto i piloti Europei Ken Roczen, Marvin Musquin, Christophe Pourcel, Arnaud Tonus, e molti altri che hanno affrontato la sfida di andare correre contro quelli che consideravano i migliori del mondo in USA, oggi gli Americani potrebbero essere spinti dalla stessa voglia di sfidare i migliori del motocross mondiale e attraversare a loro volta l’Atlantico.

Alcuni Europei guardano ancora all’America come alla “porta d’orata” di questo sport. Gautier Paulin vorrebbe correre in America, Tim Gajser sembra sicuro di andarci in un anno o due, anche Dylan Ferrandis stava pensando di trasferirsi lì nel 2017.

Andare a correre in USA è un compito arduo per qualsiasi pilota perché la loro stagione Outdoor è preceduta dal durissimo campionato di Supercross, e come abbiamo già visto con piloti come Musquin, Tonus, Ben Townley, Alessi Chiodi, Seb Tortelli, Greg Albertyn, Grant Langston e molti altri, attraversare l’Atlantico e cambiare campionato è molto dura. Anche Ken Roczen ha impiegato un paio di anni ad adattarsi prima di vincere il suo primo titolo importante negli Stati Uniti.

Justin Barcia, Cooper Webb e Jeremy Martin hanno già corso contro i migliori Europei al MXdN ed hanno trovato pane per i loro denti, ma tutti e tre vogliono tornare a Maggiora a settembre per riprovarci. Ciò dimostra la loro grande determinazione che è importante avere se si vuole cambiare serie, da AMA a FIM o viceversa.

Potrebbe farcela anche un pilota come Ryan Dungey? Non ne sono così sicuro come per i tre piloti menzionati in precedenza. Dungey, nonostante sia un grande di questo sport e quello che è attualmente il migliore in America, è davvero il tipico americano medio. Un ragazzo veramente gentile, molto professionale, ma anche uno che preferisce mangiare a casa piuttosto che in giro mentre è in viaggio.

Probabilmente ha una vita molto ben organizzata che non sarebbe compatibile con il campionato MXGP in giro per il mondo.

Come ha già scoperto Ryan Villopoto l’anno scorso, non è facile mangiare cibi diversi e cambiare spesso i tempi di allenamento (perché spesso si è in aereo da una gara all’altra).

In America la stagione di gare è molto dura con qualcosa come 30 gare in 40 settimane, ma nonostante questo si viene a creare comunque una stagione ben strutturata e organizzata. Si passano il Sabato e la Domenica alle gare e il resto del tempo ci si allena.

In Europa i piloti arrivano in pista il Venerdì, in alcune occasioni devono partire da casa anche il Mercoledì, e poi ritornano a casa una settimana più tardi.

Per gare come in Qatar, Thailandia, Argentina, Messico e Stati Uniti d’America i piloti sono lontano da casa per più di due settimane. Dubito che i piloti americani stiano lontano da casa per più di un paio di giorni.

Ovviamente quando devono allenarsi potrebbero dover andare in California per qualche periodo, ma è lo stesso per gli europei che si spostano in America o in Spagna, o in Italia per allenarsi. La stagione di gare in USA è senza dubbio molto più facile da organizzare e da gestire che quella in Europa.

Penso che piloti come Barcia, Webb e Martin potrebbero farcela ad affrontare la stagione FIM, ma penso anche che correre qui da noi piacerebbe a pochissimi altri piloti americani. E non vogliamo dire che i piloti americani siano deboli, assolutamente no, corrono due campionati molto duri con grandi velocità e ad alto rischio. Non è per niente facile correre in USA.

Ma se si guarda alla cultura americana in generale, dal loro punto di vista a casa loro hanno già tutto ciò di cui hanno bisogno. E’ da notare anche come, negli ultimi dieci anni circa, ci sono pochi sportivi americani ai livelli d’ élite negli sport “mondiali”, sport come il calcio, la Formula Uno, il tennis (maschile), rugby , MotoGP.

Gli Americani  sono bravissimi in NFL, baseball, Nascar, o pallacanestro, ma perché questi sono tutti sport americani che sono basati principalmente in America.

Forse gli “ammericani” stanno troppo bene nella propria terra, con un sacco di pubblico, un sacco di soldi e tutte le comodità di casa. Per chi vive in Europa è normale visitare altri paesi e ovviamente un’altra nazione potrebbe essere solo ad un’ora di strada. Ma è questo che rende gli europei più aperti al viaggio, anche perché spostarsi in Europa è più facile e meno costoso che in USA.

Entrare in contatto con culture diverse apre la mente, ma non basta prendere un aereo per viaggiare davvero. La cultura media americana vede tutti gli altri paesi, Italia in primis, come inferiori ed anche arretrati rispetto a loro perché purtroppo gli inculcano il culto della bandiera americana e della superiorità USA fin da quando sono in culla. Questo gioca a loro sfavore quando viaggiano perché alcuni fanno fatica a realizzare che in tanti altri posti del mondo si vive bene, e anche molto meglio che da loro… e forse è proprio questo il vero shock! E quando fanno gli schifiltosi per il cibo qui da noi come se da loro fosse tutto sano e sicuro.. ma riflettiamo però su un fatto: mangiare in Europa per un americano è come per noi andare mangiare in Thailandia o in altro paese asiatico..  dove è tutto buono ma bisogna stare attenti, peccato che  la cucine Europea non può essere considerata “pericolosa” come quella della Thailandia..!

Nessuno può biasimare uno sportivo americano che se ne sta a casa con quelle condizioni favorevoli, ma è gente come Barcia, Webb e Martin di cui si deve avere il pieno rispetto. E’ questo il tipo di ragazzi che poi si presenta in Giappone, Francia, o da altre parti del mondo per scoprire come si vive in altre parti del mondo.

E’ gente come Jim Pomeroy, Brad Lackey, Danny Laporte, Tallon Vohland, Zach Osborne, e anche Ryan Villopoto che ci hanno provato e si sono messi in gioco.

Villopoto però credo sia molto più simile a Dungey, e forse è stato proprio questo il suo vero tallone d’achille. Non si è mai aperto veramente al pubblico e al campionato MXGP,  a partire dalle sue dichiarazioni criptiche, diplomatiche e forzate. Forse voleva solo essere riservato e cauto nelle dichiarazioni ma le sue interviste, come quelle di Dungey, sono sempre una noia mortale. Barcia, Webb e Martin invece si che rilasciano sempre interviste interessanti, o comunque “vere” e piene di passione.

Forse Dungey e Villopoto fanno parte dell’ultima generazione pre-social network di cui invece fanno parte Webb, Martin e Barcia che grazie alla rete sanno bene che il mondo è molto più grande degli Stati Uniti!

Speriamo che alcune voci siano vere, anche solo per singole gare, in maniera da non aspettare solo un Motocross delle Nazioni, come succede nei GP in America dove gli Yankee ci vanno per “difendere” la loro terra e mettersi in lustro in mezzo alle manette del Mondiale Motocross, perché a qualunque fan di motocross piacerebbe vederli lottare testa a testa MXGP nel 2017.

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