PAGELLE di FINE STAGIONE MXGP 2016 by KAISER!

Scritto martedì 13 Settembre 2016 alle 19:54.

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PAGELLE di FINE STAGIONE MXGP 2016 by KAISER!

Kaiser in arte Alessandro Castellani….o il contrario, vedete voi….comunque eccole qui, buona lettura!

L’estate sta finendo e un anno se ne va; sto diventando grande, lo sai che non mi va… Chissà se Antonio Cairoli starà canticchiando i Righeira al termine di questo mondiale 2016 così strano. “Strano” come direbbe Carlo Verdone in “Viaggi di Nozze”, perché, pur sforzandosi, non c’è un termine che definisce meglio l’annata del nostro campione e in generale della MXGP.

Un’annata in cui, per la prima volta, tutte le Case ufficiali sono riuscite a vincere almeno un GP e in cui Cairoli ha trovato uno che va più forte di lui. Ma anche un’annata chiusa da un Tony in grande crescita, che fa ben sperare per il Nazioni di Maggiora e per il 2017, nonostante gli anni che passano e l’anagrafe che potrebbe cominciare a pesare. Sta diventando grande, ma forse a lui non va…

Comunque sia, anche per questo mondiale è il momento di dare i numeri, e nessuno dà i numeri meglio di me. Quindi spazio alle pagelle.

MX1

GAJSER: 10 con lode e bacio accademico. Una stagione strepitosa per il bambino prodigio sloveno, che, al debutto nella classe regina, si è permesso di bastonare tutti fin dalla prima gara. Di domenica in domenica le sue quotazioni sono salite sempre più, fino a renderlo il nuovo padrone incontrastato del motocross europeo. Quando ha capito che il mondiale poteva soltanto perderlo, ha un po’ tirato i remi in barca e ha perso qualche colpo, ma ormai il vantaggio in classifica era tale da permettergli più di una battuta a vuoto. Anche lui sta diventando grande, altroché!

CAIROLI: 7,5 Ha impiegato veramente troppo a carburare e ha concesso a Gajser e Febvre un vantaggio enorme in termini di punti, ma soprattutto di psicologia: permettere a dei giovani di gasarsi è pericoloso, perché poi diventa difficilissimo andare a riprenderli. Solo nel finale di stagione, complici un Febvre stordito e un Gajser con un po’ di braccino, abbiamo rivisto il Cairoli che tutti conosciamo; troppo tardi per pensare al titolo, ma abbastanza per salvare la stagione con un comunque onorevolissimo secondo posto.

NAGL: 7,5 Torna sul podio del campionato del mondo dopo sette anni, anche perché erano sette anni che non riusciva a correre un campionato intero senza infortuni. In più, Max ha impreziosito la sua stagione con qualche perla di assoluto valore, su tutte la doppietta in Repubblica Ceca, a testimonianza che è sempre fortissimo sulla gara secca. Tuttavia, il treno per vincere il titolo è passato l’anno scorso e ci sono poche probabilità che possa fermarsi ancora.

FEBVRE: 5,5 Stagione a due volti per il campione del mondo uscente. Fino allo sfortunato incidente in Gran Bretagna era apparso l’unico in grado di mettere alla frusta Gajser; poi lo stop, la delicata convalescenza e un ritorno che non ha mai convinto appieno. Romain ha conservato la sua guida potente, ma ha cominciato a sbagliare troppo; forse non ha recuperato del tutto e, vistosi fuori dai giochi che contano, ha un po’ mollato con la testa. Ha bisogno di ricaricare per bene le pile in inverno per ritrovare il giusto equilibrio tra irruenza e costanza.

BOBRYSHEV: 6 L’anno scorso finì la stagione al terzo posto, ma molto fu dovuto agli infortuni di gran parte dei principali top rider. Quest’anno che sono rimasti in pista praticamente tutti, è arrivato quinto, con solo due podi all’attivo. Costante e veloce, ma niente più di una buona seconda guida per un team che vuole vincere.

PAULIN: 4 La prima guida del team di Bobryshev era lui, ma il povero Gualtiero ha confermato quest’anno la preoccupante involuzione che nel 2015 era stata parzialmente mascherata dal titolo di vicecampione. L’anno scorso perlomeno i numeri gli avevano dato ragione, invece quest’anno è stato dodicesimo in classifica finale, con una marea di problemi, prestazioni indecorose (su tutte quella di Assen) e ben pochi guizzi degni del suo blasone. Per lui non rimane che fare fagotto e sperare che l’aria del team Husqvarna lo rilanci come successo a Nagl.

VAN HOREBEEK: 6 La stagione 2014 fu un exploit probabilmente irripetibile, figlia di una congiunzione astrale che gli aveva permesso di rendere oltre le sue reali possibilità. Prima del 2014 Van Horebeek era sempre stato un ottimo pilota da top ten e tale è tornato ad essere dopo quella stagione sorprendente. Sia chiaro, parliamo di uno che offre le garanzie per avere un manubrio ufficiale, non di una pippa, ma per lui vale un po’ lo stesso discorso fatto con Bobryshev.

STRIJBOS: 5,5 Il team Suzuki nella classe regina ha vissuto una stagione tutt’altro che entusiasmante, se si pensa che Strijbos è il miglior pilota in classifica ed è solo undicesimo. Kevin, però, è riuscito a mettere una pezza alla sua annata storta con la vittoria nel GP di Lommel, che l’ha riportato sul gradino più alto del podio dopo ben nove anni. Su tutto il resto, meglio sorvolare.

DESALLE: 5,5 Discorso simile a quello di Strijbos va fatto per Desalle, che ormai sembra un pilota troppo segnato dagli infortuni per poter puntare seriamente al titolo. Quest’anno ha corso quasi sempre acciaccato e solo in rare occasioni ha dimostrato di poter ancora lottare alla pari con i primissimi; una di queste è stata ad Assen, dove ha imbroccato due manche ottime e si è portato a casa un GP che lo ripaga almeno in parte di tutte le sofferenze patite nei lunghi mesi in cui ha corso con le ossa a pezzi.

TOWNLEY: 5 Non c’erano da attendersi miracoli dal ritorno al mondiale del vecchio Ben; la “sparata” in Thailandia, però, aveva fatto illudere che potesse regalarci ancora qualche sprazzo di quel fantastico pilota che nel 2005 aveva lasciato l’Europa tra il rimpianto di tutti (tranne di Everts, forse…) Invece, dalla Thailandia in poi, Townley si è gradualmente defilato, fino ad uscire di scena anzitempo come l’ultima delle comparse.

TIXIER: 5 Il debutto in MXGP dell’ex campione della MX2 è passato totalmente inosservato, tra un infortunio che l’ha tenuto fuori nei mesi iniziali ed un rientro in gara tutt’altro che spumeggiante.

SIMPSON: 6 L’anno scorso, ad un certo punto, era diventato il protagonista della favola della classe operaia in paradiso, tanto da guadagnarsi un trattamento ufficiale dalla KTM. Quest’anno gli imprenditori sono tornati in fabbrica e gli hanno rimesso in mano le chiavi inglesi, quelle del lavoro sporco di un pilota generoso che tira avanti la carretta ai margini della top ten. Ad Assen Shaun avrebbe potuto regalarsi un nuovo exploit, ma in gara-2 ha pensato bene di stendersi al via ed il sogno è svanito.

COLDENHOFF: 5 Non è stata sensazionale nemmeno la stagione del nuovo pilota che la KTM aveva scelto per dare man forte a Cairoli al posto di De Dycker. Il ragazzo ha raccolto punti in tutti i GP ed ha migliorato leggermente l’ottava posizione finale ottenuta lo scorso anno, ma solo nel finale di stagione ha dimostrato di essere all’altezza di un team di primissimo piano.

LUPINO: 5 Anonimo, senza nemmeno un piazzamento nei primi dieci. Ormai il Lupo si è stabilizzato su questi livelli e sembra difficile che possa risalire, anche perché comincia ad avere 25 anni ed un impiego statale che, si sa, favorisce il pantofolaggio dell’uomo.

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MX2

HERLINGS: 9 Anche quest’anno, per la terza volta consecutiva, Jeffrey ha rischiato di buttare via un mondiale totalmente dominato con un infortunio che l’ha costretto ai box per tre Gran Premi. Stavolta è riuscito a salvare la baracca e a portarsi a casa lo stesso il titolo, congedandosi dalla MX2 nel modo più giusto. Se pensiamo a quello che hanno fatto Febvre e Gajser da debuttanti in MX1, c’è da credere che l’anno prossimo non ci sarà partita per nessuno. Con Herlings, però, non si può mai dire mai: magari si fa male ad una spalla mentre si lava i denti.

SEEWER: 8 Probabilmente è lui il pilota che ha beneficiato maggiormente dell’arrivo di Stefan Everts nel team Suzuki. Quest’anno, infatti, Seewer ha compiuto uno step di crescita importante, rimanendo costante nel rendimento ma migliorando notevolmente la velocità: oltre a Herlings, è stato l’unico in grado di salire sul podio in tutte le piste. Gli è mancata la zampata per vincere almeno una manche, ma l’anno prossimo partirà come favorito d’obbligo per il titolo.

PATUREL: 8 Decisamente più incostante di Seewer (tanto è vero che in classifica ha 100 punti meno di lui), ma a tratti più entusiasmante, grazie ad una guida grintosa che entra nel cuore dei fan. Ha personalità e coraggio e in questi due anni è cresciuto a dismisura; se troverà anche la regolarità potrà lottare per il titolo.

ANSTIE: 7 Probabilmente soffre della sindrome di Herlings, perché, quando Jeffrey non è in pista, sembra letteralmente trasformarsi: nei tre GP senza l’olandese, Anstie ha fatto un podio e due vittorie; nelle altre quattordici gare con Herlings, invece, è stato molto meno efficace. Anche l’anno scorso fece lo stesso, scatenandosi solo dopo il ritiro per infortunio di Jeffrey. Se davvero tutto questo non è un caso, è un uomo sfortunato, perché l’anno prossimo dovrà passare in MXGP e ci ritroverà ancora la sua nemesi.

BERNARDINI: 7 Il cinghialotto toscano è sulla strada giusta. Si era capito già l’anno scorso, quando cominciò ad imbroccare qualche partenza e qualche piazzamento nella top ten, e ne abbiamo avuto conferma in questo 2016 corso davvero bene, con tante gare passate a battagliare per le posizioni che contano. Non ha ancora messo tutti i tasselli a posto per puntare al podio, però adesso ci è davvero vicino.

JONASS: 5 Ci si aspettava tanto da lui, sia perché l’anno scorso aveva sfiorato il titolo, sia perché guida una KTM ufficiale. Invece Pauls non è mai stato in grado di tenere il passo di Herlings e poi, quando il caposquadra gli ha liberato il campo, ha rischiato di lasciarci le penne, chiudendo anzitempo la stagione con un botto pazzesco.

BOGERS: 7,5 È venuto fuori nella seconda metà di stagione, soprattutto sulle piste sabbiose. Due podi e il sesto posto finale per questo giovane olandese che in futuro potrà diventare un mattatore sui terreni di suo gradimento.

FERRANDIS: 5 Ancora una stagione buttata per gli infortuni, ed è il secondo anno di fila che succede. A Dylan va il merito di aver battuto in una manche Herlings e di aver vinto almeno un GP (a Loket), però va anche il demerito di aver saltato in totale ben otto Gran Premi. L’anno prossimo, senza Herlings, potrebbe finalmente andare a caccia del titolo, ma ha preferito volare in America per correre il Supercross. Boh…

CERVELLIN: 6,5 Alle prime esperienze nel campionato del mondo, ha messo in mostra subito ottime doti, con due settimi posti come migliori risultati. Non ha ancora la costanza, anche perché parecchie gare non le ha corse, però è senza dubbio il prospetto più interessante degli ultimi anni del nostro cross.

MONTICELLI: 5 Dei tre italiani impegnati più o meno regolarmente, è quello che ha ottenuto i risultati peggiori, anche per via dell’ennesimo infortunio che lo ha costretto a saltare i primi mesi di gare. Gli è rimasto solo un tentativo in MX2 per provare ad emergere, deve andare all in.

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